Anno nuovo, vita nuova. Il “ti chiamo dopo” di chi non chiama mai. “Ma vediamoci qualche volta”, seeee, giusto qualche volta, o anche mai. Le promesse fatte con le dita incrociate dietro la schiena. E i 20 grammi di pasta che “cadono” in più sulla bilancia, per fare cifra tonda.
Una specie di “to do” stagionale, esattamente come le lenticchie col cotechino. Da un paio d’anni ho smesso di mangiare, perché tanto ricca non sono mai diventata. E poi i legumi gonfiano, il panettone… il panettone no!
Non mi fido più di questi anni nuovi. Spesso mi sono sembrati usati o lavati con Perlana. Che lava e rilava il profumo c’è, ma i pallini prima o poi ritornano. Eccome, se ritornano!
E allora W i giorni nuovi. E le vite vecchie, ma solo in versione 3.0.
Anno nuovo, vita che?
W il cambiamento, a patto che sia reale, vissuto, voluto e costruito.
Dimagrire, migliorarsi, svegliarsi presto e combattere la cellulite. Studiare, perché non si è mai abbastanza preparati, trovare un nuovo lavoro, perché ce lo meritiamo. Riprenderci tutto quello che è nostro.
Facciamolo, non promettiamoci di farlo.
Non serve, non ci aiuta. Ci stressa e ci mette ansia. La faccio facile? No, perchè non lo è. Lo ammetto, lo dichiaro pubblicamente, provo a convincermene.
Agire, non sperare. Fare, dire, baciare – lettera.. no quella è un’altra storia – piuttosto che pensare di fare, di dire e baciare.
Proposito per l’anno nuovo?
Sono settimane che penso di scrivere questo post e alla fine mi sono ritrovata a scrivere di bilanci e cotechini alla vigilia di Carnevale. Il tempismo non è mai stato il mio forte, lo ammetto. Ho voglia di yogurt quando l’unico yogurt in frigo è scaduto nel 1200 ac . E per fortuna i biscotti… non scadono mai!
E sempre a proposito di tempismo, non mi pesavo da tanto, troppo tempo. Ma poi ci sono salita sulla mia amica bilancia. Era felice di vedermi. Non si è lamentata. Io invece ero emozionata. Così emozionata che stavo quasi per svenire…
Ci sono cascata di nuovo. Ho fatto di peggio. E non posso farci nulla. Non posso cambiare il passato. Ma è il presente che posso cambiare. E così ci riprovo di nuovo. Lenticchia dopo lenticchia. Anno nuovo, giorni nuovi.
E ricomincio da me. Di nuovo. Senza troppo pensare ai bilanci, nè alle bilance.