Il sorriso di Callie Thorpe è la dimostrazione che il fat shaming, ovvero l’odio nei confronti delle persone grasse, non ha nulla a che fare con il loro sovrappeso. Nasce piuttosto da un’irrazionale e maliziosa discriminazione, amplificata e resa “lecita” dai social media e da saccenti guru di bellezza, dalla lingua tagliente e l’anima di zolfo.
Callie Thorpe è bellissima. Una bellissima donna in sovrappeso e nota blogger plus-size di From the Corner of the Curve.
Ed io – in perenne lotta con il mio di peso – ho iniziato a seguirla quando l’ho vista sorridere, fasciata in un meraviglioso abito da sposa a sirena, in una foto del suo matrimonio. Adoro il suo stile e il modo disinvolto con cui passa da un due pezzi super-fashion al classico outfit casual giubbotto di pelle+ vestitino, così vicino al mio di stile.
Da Mikonos – dove si trovava in vacanza la scorsa settimana – ci ha regalato una serie di scatti, condivisi sui suoi profili social, dove metteva in mostra con orgoglio e nonchalance il suo raggiante sorriso, una collezione di costumi straordinaria e il suo corpo così libero, ma così lontano dai tradizionali standard di bellezza contemporanea.
Inutile dire che le mamma dei cyberbulli è sempre incinta e di dita ne cadono ancora troppo poche. Molti dei suoi scatti sono stati commentati in modo sprezzante e violento. Così lei ha risposto su Twitter, giocando una preziosa carta nella lotta contro il fat shaming.
L’ipocrisia alla base del fat shaming: ci pensa Callie!
Callie scrive: “Sto per dire qualcosa che non avrei mai pensato di dire. Sono poco sana. Ma questo non mi rende meno umana, o meno meritevole di rispetto”
I’m going to say something I didn’t think I ever would.
I am unhealthy.
But that does not make me less human, less deserving of respect
— Callie (@CallieThorpe) 27 aprile 2017
La blogger ha poi messo in evidenza l’ipocrisia che c’è alla base del fat-shaming, dell’inganno alla base dell’odio per le persone grasse, scrivendo:
” Scommetto che anche voi avete dei comportamenti malsani: forse bevi troppo, fumi, prendi il sole senza protezione o dormi poco.” “Anche voi siete quindi poco sani. Ma siccome il mio corpo appare malsano, sono io quella che viene derisa, bullizzata, presa come esempio negativo.
That also makes you unhealthy.
But because my body ‘looks unhealthy’ I’m the one that is mocked, bullied, made an example of’— Callie (@CallieThorpe) 27 aprile 2017
Ha poi aggiunto:
“Io sono in sovrappeso, un medico mi classificherebbe come obesa. E sì, dovrei lavorare per migliorare la mia salute. Ma io non offenderei mai le altre persone. Non accetto il fatto che io e i miei amici possiamo essere rispettati solo se seguiamo gli standard di ciò che comunemente viene accettato come sano” “La salute non è un dovere morale, non ti rende più o meno degno delle altre persone. “La verità è che tutti moriremo un giorno, e questa è l’unica certezza che abbiamo”.
Alla pioggia di tweet di Callie sono seguiti altrettanti attestati di stima da parte di chi da sempre è stato vittima di fat shaming e bullismo. Perché vi ho raccontato questa storia? Perché vorrei che ci/vi entrasse in testa.
Non è il nostro aspetto a renderci meno meritevoli di rispetto. Il corpo è nostro e il nostro compito è prendercene cura, non di certo perché sono gli altri a chiedercelo.