#tenyearschallenge ed è subito foto sfocata dell’estate 2009, 10 chili in più o forse 15 in meno, un’improbabile abbronzatura e un look che urla “non farlo mai più”.
Sono stata sempre in sovrappeso. Ho “la fortuna” di non avere rimpianti sui chili presi per strada. Ho cambiato piuttosto il mio modo di vestire, di prendermi cura di me, di gestire pregi e difetti. Merito dell’età – suppongo – ma anche della curvy revolution. Quell’insieme di cambiamenti che hanno rivoluzionato, migliorato, o forse solo scosso, negli ultimi 10 anni, il mondo dalla “46 in su”. L’universo “parallelo” delle donne curvy e plus size.
#tenyearschallange – 10 anni di curvy revolution
Moda curvy: come è cambiato lo shopping per le taglie comode
Parlare di un mondo della moda realmente inclusivo sarebbe una bugia che non possiamo permetterci. Noi che ancor oggi siamo costrette a pagare i reggiseni cifre astronomiche, a fare shopping esclusivamente online per avere capi alla moda, economici e diversi dalla solita tunica floreale stile pora zia. Ma che la moda curvy e plus-size sia cambiata in meglio è innegabile. I brand che sono entrati nel mercato delle taglie forti si sono triplicati, i modelli di sono svecchiati, le aziende di fast fashion come H&M e Mango hanno creato linee dedicate. Tutto questo a partire dal 2015. Resta il rammarico per quei brand ancora sordi d alle richieste di un target sempre più incisivo ed esigente. Vi dico solo XXL di Zara…
La rappresentazione del sovrappeso sui media tradizionali
Nel Giugno 2011 Franca Sozzani, storica e iconica direttrice di Vogue Italia, presenta la copertina che riprende il servizio di Steven Meisel Belle Vere, le cui protagoniste sono le giunoniche modelle curvy Tara Lynn, Candice Huffine e Robyn Lawley.
Con questa copertina abbiamo voluto dare un altro segnale forte della nostra attenzione nei confronti di tutte quelle donne – e sono tantissime – che intendono la bellezza come qualcosa di molto più articolato e genuino rispetto a una mera questione di taglie
Sono gli anni in cui la stessa Sozzani lancia “Curvy Vogue”, il primo approfondimento su moda curvy e plus-size della stampa italiana. La rubrica fu poi cancellata alla fine del 2018, a pochi mesi dalla scomparsa della sua brillante fondatrice. Un passo indietro per la stampa specializzata italiana, che tuttora non include alcun tipo di rivista con un focus valido sulla moda taglie comode.
Sul grande schermo siamo ancora lontani da un mondo in cui Rebel Wilson strapperà il ruolo di protagonista in una commedia romantica a Natalie Portman o Reese Witherspoon, ma ci stiamo lavorando. Finalmente, però, le donne in sovrappeso al cinema e in tv, non sono più soltanto macchiette per facili e “grasse” risate. Dopo le “buzzicone” del trash italiano e la mitica zia Assunta, sono arrivate Melissa McCarthy, Amy Schumer, Chrissy Metz (la prima grande obesa ad avere un ruolo da protagonista in una serie tv) e Octavia Spencer, straordinarie interpreti su diversi fronti.
Nulla da dichiarare sul fronte italiano, se non tanta tristezza per gli attacchi subiti da Vanessa Incontrada o da numerose partecipanti ai talent di casa nostra.
L’importanza dei blog e dei social per il mondo curvy
Il web è il terreno fertile, il motore, l’anima della curvy revolution. Non solo ha dato voce e spazio alle persone in sovrappeso – cosa che per anni non è accaduto sui media tradizionali – ma ci ha permesso di “urlare in faccia al mondo”: noi esistiamo. Siamo più o meno grasse, siamo mamme, mogli, fidanzate, o single per scelta, amiamo il make-up e lo sport, ci piace mangiare e forse abbiamo scelto di essere vegetariane. E se qualcuno se lo fosse chiesto, indossiamo perfino l’intimo (Zalando ndr).
Le blogger curvy e plus-size prima e gli account body-positive poi hanno avuto un ruolo fondamentale in questo “coming out” globale, diventando portavoci di un messaggio ben preciso: vivi, amati e prenditi cura di te, qualunque sia la tagli che indossi.
Un merito che spetta alle più note blogger d’oltre Oceano come Nicolette Mason, Tanesha Awasthi, Gabi Fresh per citarne solo alcune, molte delle quali attive già dal 2010, e in Italia alle nostre Angela di Curvy World, Miria di Plus Kawaii,attualmente l’unica curvy/pls fashion blogger regolarmente attiva, dallo stile unico e originale e un’ottima competenza “sartoriale”.
E se grazie alle modelle come Ashley Graham e Iskra Lorence abbiamo scoperto il lato glamour delle curve, grazie alle blogger abbiamo iniziato a sentirci meno sole, a fare “comunità” o almeno a provarci . Grazie a loro sono nati i primi gruppi a tema e abbiamo sperimento il gusto di indossare un golfino che non sia necessariamente nero e largo. In quest’ottica mi piace citare l’account instagram di Carmen di Beauty and Curvy per la coinvolgente attività di promozione pro “self love” e la neonata community Belle di Faccia per l’approccio scientifico e femminista alle tematiche del bodypositive, fatfobia, bodyshaming e non solo.
Di contro il web non ha mai smesso di dare voce a un esercito di bulli intergenerazionale che non facilita la vita online, e non solo, di chi non rispecchia i canoni estetici mainstream. Resta lo specchio di una società grassofobica, ancora troppo sorda ai messaggi bodypositive lanciati da più fronti. Verrà un giorno in cui sotto ogni foto di una modella curvy ci saranno solo complimenti? Forse, ma per la nostra #tenyearschallenge non posso affermare che quel giorno sembra essere vicino.
Etichette e autoinganni: sei proprio sicura di essere curvy?
Che cosa significa essere curvy? Tutto e niente. Nel corso degli anni sono state definite curvy dai media Jennifer Lopez, Kim Kardashan, ma anche Ashley Graham ed Elisa d’Ospina, Tess Holliday o Lady Gaga e perfino Jennifer Lorenz. Curvy sembra l’aggettivo “flessibile”, scelto per autodefinirsi da numerose donne obese, ma anche da alcune donne normopeso con qualche accenno di curva o che non hanno assunto abbastanza bifidus durante la giornata! Siamo armate fino ai denti per combattere contro tutte le etichette, ma ne abbiamo creato una che è diventata una vera arma a doppio taglio.
Curvy non è una parola bodypositive, non ci fa bene, non ci aiuta ad essere migliori. Non abbiamo ancora imparato a non temere parole come grassa, cicciona, obesa o sovrappeso. Io stessa che scrivo di queste tematiche utilizzo spesso la parola curvy, sicuramente per comodità e per una carenza terminologica della nostra lingua su questa sfera semantica. Inutile spiegarvi l’intento dissacrante per cui compare nel nome stesso del mio blog.
Tornando alla nostra #tenyearschallenge, l’apertura a queste tematiche tipica degli ultimi anni, in tempi più recenti si è involuta in tristi fenomeni di marketing sleale e promozione personale. Così le linee di taglie comode sono diventate linee curvy, anche se non vestono donne “over 50”, le modelle taglia 44 si fanno portavoce di problemi che non hanno mai vissuto e le donne grasse son diventate grassi polli da spennare, perchè i corpi sono tutti belli “ma se ti spalmi la mia crema anti-cellulite è meglio”. Per il futuro puntiamo tutto su una nuova terminologia che ci porti a stare lontano da ogni tipo di inganno, anche da quelli che facciamo a noi stesse.
Come è andata questa curvy #tenyearschallange?
Lascio decidere a voi se questo bilancio può essere definito positivo o negativo dopo la nostra speciale #tenyearschallenge. Mi piacerebbe riscrivere un post simile tra 10 anni. Vorrei raccontarvi che il peso non rappresenta più una discriminante sul posto di lavoro e che il cyberbullismo non esiste più. Mi piacerebbe scrivere di quella marca di vestiti low cost per taglie comode ha aperto un corner in ogni provincia italiana e che l’aggettivo grasso non è più considerato un insulto. Ce la possiamo fare?
1 Comment
Bellissimo articolo, una riflessione perfetta e calzante di questi ultimi 10 anni! sopratutto concordo sulla questione del termine “curvy”
24/01/2019 at 11:05 amp.s. e grazie per la menzione! 😉